Medjugorje e la nuova evangelizzazione

Fra Ivan Dugandzic

1.Il contesto ecclesiastico e temporale di Medjugorje

Medjugorje, ovvero quello che si sottintende quando oggi si cita il nome di questa piccola parrocchia in Erzegovina, ha già 17 lunghi e soprattutto frenetici anni di storia. Chi avrebbe potuto prevedere 17 anni fa che la dichiarazione di alcuni ragazzi che sostenevano di aver visto la Vergine avrebbe raggiunto le zone più distanti del mondo e che la parrocchia di Medjugorje si sarebbe trasformata in uno dei santuari più particolari ed in un movimento spirituale tanto vivo dinanzi al quale nessuno più può rimanere indifferente. L'esperienza del gruppo di ragazzi sul Podbrdo a Bijakovici, seguita da numerosi messaggi e dalla loro testarda testimonianza, da tempo ha travalicato la loro Chiesa, quella parrocchiale e locale diventando un fenomeno spirituale di proporzioni mondiali. I ragazzi sono ormai cresciuti, oggi in gran parte hanno una famiglia, ed una piccola parrocchia è diventata il fulcro di milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo. Sono molti coloro tra loro che sostengono di aver ritrovato o di aver risvegliato a Medjugorje una fede già assopita. Molti hanno riscoperto il valore del sacramento della riconciliazione, la profondità e la bellezza della celebrazione dell'Eucarestia e dell'ascolto della parola di Dio. Altri ancora rendono testimonianza di guarigioni fisiche che la medicina non riesce a spiegarsi. Ispirati e spronati dagli avvenimenti di Medjugorje sono sorti, sia nella stessa parrocchia, sia lontano da questa, numerosi gruppi di preghiera ed addirittura comunità religiose totalmente nuove. Nel frattempo il cammino verso la vita sacerdotale ha radunato molti giovani i quali sostengono di aver ricevuto proprio a Medjugorje il germoglio della propria vocazione.

Se consideriamo tutto questo come i buoni frutti di Medjugorje, allora si è già compiuta la parola del saggio Gamaliele secondo cui l'opera di Dio non può essere distrutta (cfr. Atti 5,39). Il fatto è che i veggenti ed i loro genitori, e la parrocchia con i propri sacerdoti, sin dall'inizio sono stati esposti alle pressioni ed alle minacce del potere che intendeva soffocare tutto, ma essi, nonostante il rischio di persecuzioni, non hanno ceduto. All'inizio il vescovo era favorevole agli avvenimenti ma successivamente ed in modo incomprensibile assunse un atteggiamento contrario. La conferenza episcopale, più per le pressioni dell'opinione pubblica, che per un reale desiderio di verificare che tale spirito operasse a Medjugorje, ha cercato di mediare accettando Medjugorje come santuario ed al tempo stesso mettendo in evidenza come fosse necessario analizzare ulteriormente il fenomeno. Questo atteggiamento del vescovo è logico solo se ci si basa sul presupposto che all'attuale stadio degli avvenimenti e degli studi non sia possibile dare né un giudizio positivo, né tanto meno negativo perché se avesse avuto delle reali motivazioni, almeno quest'ultimo sarebbe stato espresso immediatamente. Le successive dichiarazioni dei singoli componenti della Conferenza episcopale hanno provocato confusione e si poteva pertanto pensare che a Medjugorje non ci fosse nulla di soprannaturale. Di conseguenza Medjugorje ha attirato un gran numero di laici cristiani, ma non gerarchici, ed i media ripropongono continuamente la questione del riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa. Bisogna dire che questa domanda viene spesso riproposta da coloro che non sanno quasi niente né della natura di questi avvenimenti, né di come la Chiesa debba considerarli. Questo è il contesto ecclesiastico momentaneo nel quale hanno luogo gli avvenimenti di Medjugorje.

Per poter comprendere il significato e la straordinaria portata di questi avvenimenti, ugualmente importante è il contesto temporale in cui essi si verificano. Quando le apparizioni hanno avuto inizio c'era già il sentore della fine di una dittatura quasi secolare di un comunismo ateo che tra breve si sarebbe verificata. Questa è stata una delle più grandi sfide spirituali per l'umanità contemporanea, non solo perché si era infranta l'illusione di una società felice e senza classe e dell'uguaglianza di tutti gli uomini, ma soprattutto a causa della condizione spirituale di centinaia di migliaia di persone che per generazioni erano state allevate senza Dio e senza veri valori spirituali. D'altro canto, quella parte di persone che si trovavano al di fuori della portata del comunismo è stata colta, a partire dalla seconda metà di questo secolo, da un'ondata di edonismo mai visto che nel dilagare della droga e del pansessualismo senza tabù e senza confini porta frutti letali per tutto il genere umano minacciando anche la continuazione della sua esistenza. E' questo il contesto temporale in cui hanno luogo gli eventi di Medjugorje, sono questi segnali che mettono in guardia. Gesù aveva già ammonito i suoi contemporanei su come fosse importante riconoscere i segni dei tempi (cfr. Mt 16,3). In linea di massima questo è anche quello che fa la Chiesa dei nostri tempi in più luoghi, durante il Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes n. 4), ma sembra che nella Chiesa poche persone abbiano seriamente accolto questo monito. Ma gli uomini più perspicaci hanno riconosciuto in Medjugorje la risposta di Dio ai bisogni ed alle difficoltà dei nostri tempi. Ciò vale per numerosi teologi, sacerdoti e vescovi che non hanno avuto paura, riconoscendo quest'opera di Dio, di renderne apertamente testimonianza, alcuni anche con approfonditi studi e libri.

Quindi non bisogna considerare Medjugorje isolatamente, come un'isola a cui approdare fuggendo da un mondo che non riusciamo più a sopportare, alla ricerca di un surrogato della Chiesa che non si orienta più nel mondo di oggi, alle soglie del ventesimo secolo. Al contrario Medjugorje avviene proprio al centro del mondo contemporaneo che ha bisogno di Dio per avere un futuro, avviene in una Chiesa che la allontanerebbe dalla sua confusione dinanzi alle enormi sfide contemporanee e che in essa rivivrebbe lo spirito delle sue origini. Sembra che il significato profondo degli eventi di Medjugorje non stia nell'inserire ancora un altro movimento spirituale nella Chiesa, insieme a molti altri, ma nel promuovere la Chiesa così com'è affinchè nel mondo di oggi riconosca la sua missione ed accetti la propria responsabilità nei confronti del futuro del mondo che per vari motivi viene messo in questione. Naturalmente reagirà così solo chi comprende che anche dall'insignificante Nazaret può venire qualcosa di buono (cfr. Gv 1,46) e che Dio agisce sempre per mezzo dei piccoli e degli insignificanti.

2. I movimenti spirituali nella Chiesa e Medjugorje

La Chiesa di Gesù fin dall'inizio è stata consapevole del fatto che la sua esistenza richiedesse l'opera dello Spirito Santo che Egli aveva promesso ed a suo tempo inviato (cfr. Lc 24,49; At 1,4; 2,1: Gv 14,16; 16,7-14). Ciò non vale solo per la comunità originaria di Gerusalemme che aveva ricevuto la promessa di Gesù, ma anche per tutti gli altri. Così Paolo ricorda ai Galati che "iniziarono con lo spirito" (Gal 3,3) ed invita i Tessalonicesi a non "spegnere lo Spirito" (1 Ts 5,19). Quando i cristiani a Roma sentono di "non essere più adatti a questo mondo" "rinnovano la propria coscienza per poter discernere che cosa Dio voglia da loro" (Rm 12,2). Paolo inoltre propone lo Spirito Santo come forza rinnovatrice che per mezzo del battesimo i cristiani già possiedono (cfr. Rm 8,9). Questa non è la salvezza definitiva, compiuta, ma sono solo i primi frutti dello spirito, che consentono al cristiano, insieme a tutto il creato, di soffrire le doglie del parto attraverso le quali deve ancora passare (8,23-27).

Su questo nel corso dei secoli la Chiesa ha fondato la coscienza di sè come di una "Chiesa che deve sempre rinnovarsi" ("Ecclesia semper reformanda"). Lo Spirito Santo in varie epoche ha sempre trovato nuovi modi per consentire a questo dono interiore ed a questa vita di esprimersi in forme sempre nuove. "Il discorso sulla Chiesa che deve continuamente rinnovarsi nei secoli ha profondamente segnato la storia della Chiesa. Si sono sempre rimanifestati dei movimenti interni i quali hanno cercato di vivere profondamente il Vangelo, come ad esempio le comunità religiose fondate da Benedetto da Norcia, Bernard da Clairvaux, Francesco d'Assisi ed Ignazio di Loyola." Bisogna riconoscere che questi ordini appena elencati e molti altri a loro tempo hanno segnato un profondo rinnovamento della Chiesa. Il loro carisma ha brillato attraverso i secoli ed ha lasciato un'impronta profonda nella vita spirituale della Chiesa e del mondo. Perciò lo stesso concetto di "erede di Cristo" nell'insegnamento spirituale e nella teologia è stato limitato alla sola classe religiosa e questo non è sicuramente nello spirito del Nuovo Testamento. Il Nuovo Testamento non riconosce una duplice morale, cioè per alcuni la sola strada dei comandamenti e per altri l'impegno elevato dell'imitare. C'è solo un ideale comune di vita cristiana e cioè quello di seguire Gesù Cristo. Esso riguarda tutta la Chiesa, dovunque ed in qualsiasi momento. E' un'altra cosa che questo ideale può essere realizzato in vari modi.

Il Concilio Vaticano II ha cercato di correggere tutto questo, mettendo in rilievo la dignità, l'importanza e la missione dei laici cristiani nel mondo di oggi. Nella costituzione dogmatica della Chiesa si legge: "Per questo i laici sono consacrati a Cristo e unti dallo Spirito Santo, chiamati ed ammaestrati, perché in essi vengano realizzati i frutti più copiosi dello Spirito" (LG n. 34). Il Concilio ha così confermato quello che era già accaduto allora nella Chiesa ed al tempo stesso ha dato ulteriore impulso ai nuovi eventi. In aggiunta ai movimenti laici già esistenti come quello dei Focolarini, Cursillo, Opus Dei, Comunione e Liberazione, Incontri Matrimoniali (Marriage Encounter), dopo il Concilio sono emerse anche altre forme di rinnovamento dello Spirito, sia che si tratti di rinnovamento individuale, di varie classi attraverso il rinnovamento ed il risveglio della grazia dei sacramenti o del rinnovamento della comunità parrocchiale. Tutti questi movimenti sono un tentativo collettivo di realizzare delle forme di spiritualità adatte alla nostra epoca, "spiritualità come impulso al rinnovamento delle idee e della volontà umani dallo spirito evangelico, legato all'aspirazione di un'esperienza della fede nella comunità, che apre nuove strade alla preghiera, alla parola di Dio ed ai sacramenti."

Possiamo quindi dire che vengono così fornite le coordinate entro le quali è facile collocare Medjugorje come un particolare fenomeno spirituale dei nostri tempi. Sin dagli inizi a Medjugorje si è creata una spiritualità laica spiccata, perché i veggenti sono laici ed i loro messaggi riecheggiano soprattutto tra i cristiani laici, esortandoli a rinnovarsi sempre più nello spirito evangelico e ad aprirsi alla preghiera, alla parola di Dio ed ai sacramenti. Sin dagli inizi nella chiesa di Medjugorje al centro c'è l'Eucarestia, l'annuncio della parola di Dio, il sacramento della penitenza e la preghiera, ma tutto questo viene vissuto in modo nuovo e forte. In questo senso Medjugorje non può essere inserita in nessun movimento spirituale noto, ma si tratta di un movimento che contribuisce significativamente al rinnovamento della Chiesa in tutto il mondo. La spiritualità di Medjugorje non è un movimento spirituale nella Chiesa, bensì la Chiesa in movimento, poiché questa è ugualmente interessante ed attraente per il credente laico ed il teologo più colto, numerosi sacerdoti, vescovi e cardinali. Se si collegano i già citati elementi essenziali della spiritualità di Medjugorje, sembra che il modo migliore per descriverli e definirli sia con che quello che oggi si intende parlando del concetto frequentemente utilizzato di "Nuova evangelizzazione".

3. La Nuova evangelizzazione e Medjugorje

Le prime comunità cristiane avevano una straordinaria consapevolezza della propria missione. Verso la fine del vangelo più antico, quello di Marco, il Risorto parla ai discepoli: "Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura!" (Marco 16,15). Dopo aver molto brevemente riferito dell'ascesa di Gesù al cielo, l'evangelista constata: "Essi poi se ne andarono a predicare dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la parola con i segni che li accompagnavano" (16,20). Questa sicuramente non è solo la conferma del fatto che i discepoli avessero compiuto la volontà di Gesù, ma soprattutto un nuovo stimolo ai lettori del Vangelo a farlo sempre. Anche Matteo conclude il suo vangelo con questa raccomandazione, sebbene nello spirito della concezione teologica egli l'abbia in qualche modo modificata: "Andate e fate che tutti i popoli mi seguano!" Poiché questa è una missione illimitata per tutti i tempi, della quale i discepoli non devono aver paura, aggiunge un'ulteriore promessa: "Io sarò con voi in ogni momento fino alla fine del mondo" (Matteo 28,19). Luca alla luce della sua visione storica di salvezza interpreta questo comandamento come un adempimento delle scritture che deve verificarsi a partire da Gerusalemme. Poiché, secondo la sua visione teologica, lo Spirito Santo è il principale portatore di ogni evento, i discepoli devono rimanere a Gerusalmemme fino a quando non arriverà ed essi ne saranno testimoni (cfr. Luca 24,45-49). L'opera apostolica inizia col ricordo di quella promessa (At 1,4 e seg.) e con la narrazione del suo adempimento nel cinquantesimo giorno quando la Lieta novella riecheggiò non solo a Gerusalemme ma anche tra i rappresentanti della quindicina di popoli che si trovavano a Gerusalemme (At 2,1-13).

Luca completa la sua grande opera, che possiamo definire storica per la prima Chiesa, con la esultante dichiarazione del trionfo del Vangelo a Roma, nonostante la prigionia di Paolo: "Rimase due anni interi in un ambiente preso a pigione e riceveva tutti quelli che andavano a visitarlo, annunciando il Regno di Dio e spiegando l'insegnamento del Signore Gesù Cristo con piena libertà e senza ostacoli" (At 28,30). Questa conclusione viene volontariamente lasciata aperta per poter essere una prospettiva duratura del Vangelo. Ma bisogna anche dire che questa venuta tanto rapida e di successo del Vangelo nell'enorme impero romano e l'arrivo nel suo centro, Roma, sicuramente non avvennero senza resistenze e grandi difficoltà. I cristiani giudei ebbero difficoltà nel riconciliarsi con l'evangelizzazione della Samaria (cfr. At 8; Gv 4) e con la perseveranza di Paolo nel comunicare il vangelo ai pagani senza interferire con quanto prescritto dalle Leggi (cfr. Gal. 1-2). In queste condizioni, come se l'opera promessa dello Spirito Santo non fosse stata sufficiente, Dio si è servito anche di interventi eccezionali, come la visione di Pietro nella casa di Cornelio (At 10), ma anche di sforzi esclusivamente umani come lo scontro tra Paolo e Pietro ad Antiochia, nel caso di una questione molto importante del rapporto tra il Vangelo e la legge di Mosé, che per la Chiesa aveva un significato di straordinaria portata (Gal. 2, 11-14) o attraverso l'incontro e le conclusioni del concilio apostolico a Gerusalemme (At 15).

Attraverso la lunga storia della Chiesa Dio ha sempre agito allo stesso modo. Tutte le volte che la Chiesa si è indebolita o si è trovata dinanzi a problemi di difficile soluzione, Dio ha inviato persone speciali o si è servito di imprese eccezionali, nella maggior parte dei casi di apparizioni della Vergine, tra le quali bisogna annoverare anche quelle di Medjugorje. L'intenzione di Papa Giovanni XXIII con la convocazione del Concilio Vaticano II era quella di trovare un modo adeguato grazie al quale l'uomo moderno potesse annunciare il Vangelo. I padri del concilio hanno analizzato minuziosamente la situazione del mondo odierno, i suoi bisogni e le sue speranze, ma anche le angosce e le paure dinanzi al futuro, mettendo in evidenza come il poderoso progresso in tutti i campi non sia riuscito a risolvere le principali questioni dell'uomo relative alla sua vera felicità ed al futuro e la nostra epoca ha prospettive sia belle che brutte. Secondo il Concilio le cause principali di tutto questo vanno ricercate nella divisione del cuore umano e nel suo bisogno insaziabile di Dio che la Chiesa intende appagare (cfr. GS n. 4-10). Non si può dire che la Chiesa di tutto il mondo dopo il Concilio non abbia dato un grande impulso all'attuazione delle conclusioni raggiunte, ma veri frutti non ce ne sono stati. Mentre alcuni dicono che non bisogna perdere la pazienza, ricordando che anche altri concili avevano avuto bisogno di molto tempo affinchè si vedessero i loro frutti, vi sono animi critici i quali sembra che puntino il dito sul punto giusto. Essi sottolineano che la Chiesa in questo poderoso rinnovamento conciliare non abbia tenuto conto dello Spirito Santo e non gli abbia dato la possibilità, raccolta in preghiera come la comunità iniziale dei discepoli di Gesù con Maria, di rinnovare la Chiesa e di donare la speranza al mondo. Papa Paolo VI ha riassunto tutto questo al meglio in una delle sue esortazioni: "Dopo la cristologia ed in particolar modo dopo l'ecclesiologia del Concilio devono giungere una nuova fase ed un nuovo culto dello Spirito Santo quale indispensabile completamento dell'insegnamento del Concilio" (Udienza generale del 6-7-1973). Yves Congar, uno dei principali teologi di questo secolo, rimprovera il Concilio il quale, sviluppando il proprio insegnamento, ha dimenticato la pneumatologia, ovvero l'insegnamento riguardante lo Spirito Santo, spiegando immediatamente come questo sia possibile solo quando e là dove lo Spirito operi già: "La pneumatologia quale teologia e dimensione dell'ecclesiologia può svilupparsi solo grazie a quello che la Chiesa già realizza e vive." Proprio in questo campo la teologia dipende fortemente dalla prassi" Così è stato dagli inizi della Chiesa. La liturgia con la celebrazione dell'Eucarestia e l'annuncio della parola di Dio è stata il locus theologicus, il luogo in cui si è realizzata la teologia del Nuovo Testamento. Oserei dire che Medjugorje abbia dato un forte impulso all'attuale teologia pastorale perchè superi lo sterile razionalismo e lasci più posto all'opera dello Spirito Santo.

La nuova evangelizzazione annunciata ed elaborata già da una quindicina di anni in numerosi documenti papali si è realizzata a Medjugorje per tutto questo tempo. Qui il Vangelo viene annunciato con tutta la serietà che ciò richiede da chi lo annuncia e poichè milioni di ascoltatori lo hanno vissuto come la Lieta Novella su Dio che ama e perdona, in esso hanno scoperto un tesoro sepolto ed hanno trovato una perla di gran valore per pagare la quale si sacrifica ogni altra cosa (cfr. Matteo 13, 44-46). Se si prendono i punti principali che emergono dal programma della Nuova Evangelizzazione, essi coincidono evidentemente con i messaggi di Medjugorje. Metteremo a raffronto solo i più importanti.

La lettera apostolica di Papa Paolo VI Evangelii Nuntiandi (8 dicembre 1975) mette in evidenza, quale principale e decisivo cammino della Nuova evangelizzazione, la testimonianza di una vera vita cristiana, il che presuppone un uomo nuovo, possibile solo in seguito alla conversione ed alla trasformazione interiore nello spirito del Vangelo. Sullo stesso piano è anche la lettera apostolica di Papa Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae (16 ottobre 1979), come pure il sinodo Episcopale straordinario del 1985. La stessa cosa viene espressa anche dai documenti conclusivi del sinodo eccezionale per l'Europa (1991) dal significativo titolo: "Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberati". Oggi non è più sufficiente solo predicare il Vangelo, ma sono necessari dei testimoni autentici, poichè la Chiesa ha in gran parte perso la sua credibilità nei confronti dell'uomo contemporaneo. Uno dei vescovi, al quale sta a cuore il futuro della cristianità nel suo paese ed il destino della nuova evangelizzazione, mette in guardia: "Quello che la Chiesa ha da dire può sicuramente essere corretto, ma ciò non rende l'uomo felice e libero". In altre parole, il Vangelo ha perso la sua forza persuasiva perchè quanti lo annunciano non sono sufficientemente felici e liberi, non sono testimoni. La sovracitata lettera apostolica dice che questa testimonianza di vita cristiana deve essere caratterizzata dal "donarsi a Dio nella comunità, che non deve per alcun motivo essere eliminata, ed al tempo stesso donarsi al prossimo in un impegno illimitato" (Evangelii Nuntiandi, n. 41). Ciò altro non è che il ricordo del duplice comandamento dell'amore di Cristo nelle condizioni del mondo di oggi, che a Medjugorje è in modo evidente all'opera. La spiritualità di Medjugorje ha sin dall'inizio messo in evidenza un tratto caritativo, essa rende gli uomini sensibili di fronte ai bisogni del fratello e tutto questo si è manifestato nei meravigliosi esempi di generosità nel momento della recente guerra in Croazia e Bosnia ed Erzegovina.

4. Riportare Dio nella vita dell'uomo

Tutti i documenti ecclesiastici citati sono pienamente coscienti della reale condizione del mondo ed in modo particolare dell' Europa. Con la distruzione dell'ideologia atea marxista non è scomparso il materialismo pratico, che caratterizza il modo di vivere di un enorme numero di nostri contemporanei. Le rabbiose discussioni di un tempo su questo argomento, ovvero Dio esiste o no, sono state sostituite da un modo di vivere indifferente, nel quale gli uomini pensano ed operano "come se Dio non ci fosse". Sembra tuttavia che gli uomini non abbiano voltato le spalle al vero Dio, ma a quello che la Chiesa annuncia in modo poco convincente. Perciò, nonostante il dilagante materialismo pratico, in molti uomini vive la silenziosa aspirazione verso Dio che si evidenzia anche nel sorgere di varie sette e gruppi esoterici dalle forme più svariate. Il Vangelo, nonostante tutto, ha sempre una chance, se è una vera risposta alle aspirazioni del cuore dell'uomo, cioè se gli viene annunciato come la Lieta Novella che libera, e ciò è possibile solo agli uomini di Vangelo.

Il sovracitato vescovo è dispiaciuto che l'annuncio di numerosi sacerdoti non abbia effetto perchè nei nostri cuori non abita il Dio vivo e quindi neppure la nostra parola rivela alcuna passione per Dio. Scusandosi per la crudezza delle sue parole egli si chiede: "Non è forse questo il motivo per cui molti vivono della Chiesa, ma non davvero in essa, nel suo vero mistero?" Oggi non sono più in questione solo le singole verità o determinati campi della vita ecclesiastica concreta, ma è in questione lo stesso Dio tra coloro che dovrebbero indicare ad altri il cammino verso di lui. Ecco perchè il precedentemente citato sinodo Straordinario per l'Europa dice senza mezze misure: "Tutta l'Europa si trova davvero dinanzi alla sfida di una nuova decisione nei confronti di Dio."

Se si osservano i messaggi di Medjugorje da questo punto di vista, non è allora difficile scoprire una grande coincidenza. Nonostante all'inizio ci fossero in primo piano i messaggi di pace, conversione, preghiera, digiuno, col passare del tempo al centro di questi messaggi c'è stato sempre più Dio in quanto tale ed il rapporto nell'uomo verso di lui, in un'infinità di variazioni; qui si sono ripetuti gli inviti all'uomo a decidersi in favore di Dio che a lui si offriva, a metterlo al primo posto nella propria vita, poichè gli appartiene, ed al tempo stesso quello di dare tutto a lui, soprattutto il peso della vita; l'uomo è chiamato a rendere grazie a Dio per i Suoi doni ed a celebrarlo nella propria vita. Numerosi messaggi ricordano che solo nella preghiera è possibile riconoscere Dio e nella preghiera che viene dal cuore. Ci sono più messaggi che parlano in questo modo della rivelazione di Dio all'uomo, che va intesa nel senso che è proprio la rivelazione di Dio agli uomini l'obiettivo principale di tali avvenimenti: "Cari figli! Oggi vi invito alla strada della santità. Pregate affinchè possiate comprendere la bellezza e la grandezza di questo cammino, sul quale Dio vi si rivela in modo particolare" (25.1.1989). Oppure un'altra volta: "...per questo cari figli miei, apritemi il vostro cuore, così che io possa portarvi sempre di più all'amore meraviglioso di Dio il Creatore, che tutti i giorni vi si rivela. Io sono con voi e desidero annunziarvi e mostrarvi Dio che vi ama" (25.8.1992). Potremmo quindi dire che Medjugorje è molto di più di un luogo di preghiera e conversione ed è soprattutto il luogo in cui Dio desidera indicare che l'aspirazione dell'uomo verso di lui non è vana e che il cammino verso di lui è possibile anche oggi poichè egli viene incontro all'uomo.

5. Il ruolo della Chiesa locale

Riflettendo su come la Nuova evangelizzazione dovrebbe essere concretamente per avere successo, il famoso teologo e vescovo tedesco Karl Lehmann dice: "In futuro avremo bisogno di luoghi, gruppi, movimenti e comunità nelle quali possano raccogliersi le persone che amano la vita per imparare insieme ed aiutarsi reciprocamente. Questo rafforzamento della fede, della speranza e dell'amore è oggi sempre più indispensabile poichè la cristianità si trova in una situazione di diaspora. Solo una tale fede può diventare riconoscibile ed acquisire un profilo forte." Già da quasi due decenni Medjugorje è questo luogo e qui si raccolgono persone provenienti da tutto il mondo per pregare insieme ed approfondire la propria fede, creando una comunità nei numerosi gruppi di preghiera, movimenti e nuove forme di vita comune. Tutto questo sarebbe di gran lunga molto più forte e credibile se la situazione della Chiesa locale in Erzegovina fosse diversa e se non fosse divisa. La sua condizione agisce su molte persone quanto meno creando confusione e per questo motivo essi sono pronti a mettere in dubbio anche Medjugorje.

Mi sia consentito esporre la mia opinione a riguardo, che è il risultato delle esperienze di questi diciassette anni a Medjugorje, di riflessioni teologiche e di preghiera. In tutto questo tempo mi ha assillato la parola di Gesù a proposito della spada: "Non sono venuto a portare la pace, ma la spada" (Matteo 10,34). Il cammino verso la pace vera passa attraverso la nostra decisione per Gesù. Tale decisione non accetta alcun compromesso. E' più importante anche del familiare più stretto e di qualsiasi altro interesse. Sul cammino verso la vera pace con se stessi, con gli altri e con Dio, l'uomo deve superare numerose prove che Gesù metaforicamente paragona ad una spada. Questa parola di Gesù non colpisce forse sia Medjugorje, sia la sua posizione nella Chiesa locale?

Il fatto è che Medjugorje avviene in una Chiesa, in cui molto tempo prima c'era stato il cosiddetto Caso dell'Erzegovina che aveva messo alla prova l'unità e l'amore in questa Chiesa. Di questo caso risentono non solo l'unità e l'amore tra il Vescovo e suoi sacerdoti da un lato e francescani dall'altro, ma anche nella stessa comunità francescana. Quindi, prima dell'inizio delle apparizioni, la Chiesa in Erzegovina era divisa a più livelli. Medjugorje è stata solo una nuova occasione per far riemergere tutto questo in modo più doloroso. Alcuni francescani non sono mai venuti a Medjugorje e non perchè sulla base di serie osservazioni e studi siano giunti alla conclusione che qui non ci sia nulla di soprannaturale, ma solo perchè lì c'erano dei loro confratelli con i quali non andavano d'accordo su altre cose ed in particolar modo sul caso dell'Erzegovina. Quando il vescovo Zanic si è schierato contro Medjugorje, questi francescani si sono detti simpatizzanti, ma solo i questo, nella condanna e nel rifiuto di Medjugorje. Il caso dell'Erzegovina comunque non ha superato la sua situazione di stallo, ma anzi in questo momento vive il culmine della sua assurdità a Capljina.

E' forse questo anche il segno che la Chiesa in Erzegovina abbia avuto abbastanza spada e che sia giunto il momento che la pace regni? I francescani che, contrariamente alla volontà dei propri superiori, sono a Capljina e quelli che li sostengono, solitamente si richiamano a motivi di giustizia: con l'aiuto del diritto il Vescovo compia ingiustizia! Questa è la principale argomentazione. Ma evidentemente non va e l'unità e l'amore nella Chiesa vengono messi sempre più alla prova ed in questione c'è la stessa essenza della Chiesa in quanto tale. Che fare? All'uomo che prende il Vangelo seriamente fino in fondo, anche quando sembrano esaurite tutte le possibilità, rimane ancora una possibilità, davvero la più difficile, ma anche quella su cui si fonda la stessa cristianità, ovvero il sacrificio fino all'abbandono totale. Il sacrificio è sempre difficile, soprattutto quando in esso non si vede alcuna dignità. Così è stato anche il sacrificio di Gesù, ma ha portato alla vittoria più grande, la resurrezione. Un gran numero di francescani che in tutti questi anni hanno fervidamente vissuto con Medjugorje è maturo per questo sacrificio ed anche l'Amministrazione provinciale ha accettato. Per la complessità delle circostanze, come già detto, è necessaria una grande saggezza da parte di tutti gli elementi responsabili all'interno della Chiesa per la crescita dell'unità e dell'amore nella Chiesa dell'Erzegovina e questa sarà anche una forte testimonianza a favore di Medjugorje nel mondo ed anche un contributo alla tanto necessaria Nuova evangelizzazione del mondo.

Fra Ivan Dugandzic

Dott. Fra Ivan Dugandzic - sacerdote francescano, appartiene alla provincia francescana dell'Erzegovina. Nato nel 1943 a Krehin Gradac, comune di Citluk, in Erzegovina. Dopo la maturità conseguita a Dubrovnik nel 1962, entra nell'ordine francescano. Segue gli studi teologici a Sarajevo e Köningstein (Germania). Viene ordinato sacerdote nel 1969. Prosegue gli studi dopo il diploma conseguendo il dottorato in Scienze Bibliche a Würzburg (Germania). Dal 1990 vive e lavora a Zagabria. Insegna Esegesi del Nuovo Testamento e Teologia Biblica presso la facoltà di teologia cattolica ed i suoi istituti. Pubblica lavori su riviste teologiche specializzate. Tratta temi bibilici vari in modo attuale su giornali religiosi. Ha vissuto e lavorato a Medjugorje in due periodi: dal 1970 al 1972 e dal 1985 al 1988.