Il nunzio Pezzuto a Medjugorje ha pregato il Rosario e celebrato la Messa: Abbiamo pace perché Gesù è con noi

data: 07.05.2021.

"Cari fratelli e sorelle, in questo momento di pandemia da Coronavirus, preghiamo il Santo Rosario, invitando tutti coloro che desiderano unirsi dalle proprie case, invocando in modo speciale l'intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe. Contempliamo i misteri gaudiosi rivolgendo il nostro sguardo a Gesù e Maria, la fonte della nostra gioia. Nella nostra preghiera saremo accompagnati dalle testimonianze di san Francesco d'Assisi e dalle preghiere di Santa Brigida", ha detto questa sera (il 4 maggio 2021) all'inizio della preghiera del Rosario a Medjugorje il Nunzio Apostolico in BiH, Mons. Luigi Pezzuto.

Dopo la preghiera del Rosario, mons. Pezzuto ha continuato il programma di preghiera serale a Medjugorje. Con la concelebrazione di altri 19 sacerdoti, ha presieduto la Santa Messa sull'altare esterno della chiesa di S. Giacomo. Nella sua omelia ha parlato della pace di Cristo, ponendo una domanda: “Cosa intendiamo noi con il termine ‘pace’ quando parliamo umanamente?”.

"Di solito, consideriamo la pace come l'assenza di preoccupazioni, l'assenza di sofferenza, l'assenza di dolore, l'assenza di difficoltà, cioè l'assenza di tutto ciò che ci priva della pace e ci porta nell'ansia. E quando tali problemi non sono presenti nelle nostre vite, allora diciamo: ‘Ecco, questa è pace!’. È un concetto umano e una comprensione della pace ‘terra-terra’, ma non è la pace di cui parla Gesù nel Vangelo di oggi. Gesù inizia così il suo discorso: ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace'. E così ci fa capire che la pace che Lui dà non è la pace a cui noi pensiamo. L'assenza di dolore, di sofferenza, è pace in senso umano, ma l'esperienza ci dice che questo tipo di pace esiste molto raramente", ha detto mons. Pezzuto, sottolineando che c'è un'altra pace che ci dà e che può darci solo Gesù.

''È la pace che esiste nel profondo dei nostri cuori. La sofferenza umana. come la vediamo noi. ci priva di serenità, ci priva di pace. Nelle situazioni della vita in cui abbiamo preoccupazioni e incontriamo difficoltà, se guardiamo i problemi, i dolori e le sofferenze insieme a Gesù allora Lui porta la nostra croce con noi. Dalla consapevolezza che non siamo soli nella sofferenza, ma in comunione con Gesù, scaturisce la vera pace. E quella pace è molto più grande e più miracolosa della pace umana, terrena, che rappresenta l'assenza di sofferenza e difficoltà", ha detto mons. Pezzuto, e si è domandato: "Come è possibile, umanamente parlando, vivere la sofferenza, vivere il dolore, e allo stesso tempo sentire quella profonda pace del cuore?", e poi ha spiegato che è possibile "perché Gesù è con noi!".

''Abbiamo bisogno di guardare Gesù crocifisso, abbiamo bisogno di guardare Gesù, nella sua passione mentre portava la sua croce, e quella croce non era solo di Gesù, è anche la nostra croce nella croce di Gesù. E se abbiamo fede, non dobbiamo aver paura delle cose spiacevoli che potrebbero accadere nella nostra vita'', ha detto mons. Pezzuto, dicendo alla fine della sua omelia che la pandemia è uno dei motivi che ci toglie la pace.

"Siamo preoccupati. Siamo disturbati dalle notizie, e questo è il momento in cui dobbiamo risvegliare la nostra fede. Non siamo soli. Non dobbiamo dire in questa situazione, che è così difficile, ‘Dov'è Dio?’. Non dobbiamo dirlo! Dovremmo dire che Dio è più presente in questa situazione di sofferenza di quanto lo sarebbe stato senza questa sofferenza, ma ciò non significa che nella preghiera non possiamo chiedere al Signore di liberarci dal dolore, dalla sofferenza e da questa pandemia ", ha detto il Nunzio Apostolico. Alla fine ha sottolineato che siamo venuti in questo luogo per chiedere al Signore di liberare il mondo da questa situazione e che "in questo luogo mariano possiamo pregare con fervore Maria, la Regina della Pace, che interceda presso Suo Figlio per aiutarci in questa situazione".

Al termine della Messa, il parroco di Medjugorje, padre Marinko Šakota, ha ringraziato il Nunzio per essere venuto.