Intervista con P. Alexis Wiehe, Diocesi di Toulon, Francia

data: 12.01.2006.

P. Alexis Wiehe, Sacerdote della Diocesi di Toulon, ordinato da 1 anno e 4 mesi, è venuto in pellegrinaggio a Medjugorje nel Dicembre 2005. L’esperienza di Medjugorje ha influenzato la sua vita e la sua vocazione. Ha il permesso del suo Vescovo di includere gli elementi che ha ricevuto a Medjugorje nella sua opera pastorale.

 

Ci può parlare dell’influenza che Medjugorje ha avuto sulla sua vita e sulla sua vocazione?

 

Sono Francese ma sono nato alle Mauritius. Le ho lasciate all’età di 19 anni per i miei studi. Prima, dall’età di 16 anni circa, ho camminato nella fede alla scuola di Madre Teresa con i piccoli ed i poveri. Comunque non avevo un legame solido con la Chiesa, non riuscivo a capire la Chiesa e ad amarla. Andavo a Messa qualche volta e raramente mi confessavo, ma mai col cuore e senza capire realmente il significato di questi Sacramenti. Quando sono arrivato in Francia, mi sono confrontato con la giungla moderna di una grande capitale come Parigi. Un tempo di prove e ricerche… dopo due anni a Parigi ero in una profonda disperazione così tanto da pensare al suicidio. Questa idea mi spaventò talmente che pensai che dovevo reagire, lasciare Parigi perché ero in pericolo. Con la mia formazione di operatore sociale pensavo di andare nel terzo mondo con una associazione umanitaria. Ho pianificato seriamente di andare nel Sud America e in India, ma un amico di ritorno da Medjugorje mi parlò della sua esperienza. Fui assai interessato e quando capii che vi erano opere umanitarie da fare sentii che ero veramente atteso a Medjugorje. Era il 1996, avevo 21 anni. Questa prospettiva cominciò a destare in me una speranza straordinaria. Trascorsi 4 mesi a Medjugorje, accettai i messaggi della Gospa con molta gioia e cercavo di metterli in pratica. Dopo ciò non ero più la stessa persona grazie a questa scuola di Maria. Ho sentito la chiamata a consacrare tutto a Maria e di mettermi completamente a disposizione per tutto ciò che lei desiderava. Partii con una speranza straordinaria per la mia vita, la mia vocazione e la Chiesa. E’ grazie a Maria che ho scoperto il Mistero della Chiesa e un profondo desiderio di servire la Chiesa. A quel tempo essere Sacerdote mi sembrava talmente grande e io troppo piccolo, troppo imperfetto, troppo indegno per diventarlo… Ma ebbi la grazia di credere in questa chiamata di Dio.

 

Allora è entrato in seminario?

 

Prima sono entrato nella Comunità delle Beatitudini perché è lì che trovai fratelli e sorelle che vivevano i messaggi, mentre in altri gruppi ecclesiali trovai piuttosto una certa sfiducia verso Medjugorje. Sono entrato in seminario nel 1998. Nei primi due anni ho avuto occasione di accompagnare pellegrinaggi a Medjugorje. La chiamata al Sacerdozio fu confermata, ma non la chiamata alla vita nella Comunità. Sapevo che dovevo diventare Sacerdote alla scuola di Maria, la scuola di Grignon de Montfort e evangelizzare. Tornai nelle Mauritius ma non trovai un ambiente favorevole. Dopo 6 mesi capii che dovevo lasciare il mio paese. Era la notte totale, non sapevo a chi rivolgermi. Sono ritornato in Francia portato dalla fede e sono andato da Mons. . Dominique Rey, Vescovo di Toulon, che era stato ordinate Vescovo 6 mesi prima.

 

Il suo Vescovo ha conosciuto Medjugorje?

 

Ha conosciuto i gruppi di preghiera ispirati a Medjugorje e, come Sacerdote, è venuto a Medjugorje. Ha saputo che Medjugorje ha avuto un ruolo importante nella mia vita ed era sempre pieno di benevolenza. Un anno più tardi mi ha incoraggiato ad accompagnare un gruppo di giovani a Medjugorje! Questa attitudine del Vescovo fu per me una straordinaria fonte di gioia. Ebbi l’impressione di aver ritrovato la mia prima chiamata. Ritornai profondamente convinto che era necessario continuare a organizzare pellegrinaggi e il mio Vescovo mi diede via libera. In quell’anno accompagnai tre pellegrinaggi con molti frutti. Poi sono stato ordinato Diacono. A quel tempo, nel 2003, il mio Vescovo sentì delle critiche serie a Medjugorje e io a Medjugorje venni con un altro seminarista a parlare con la gente per capire meglio da dove venivano queste critiche. Chiesi al mio Vescovo cosa dovevo fare. Trovò di non avere tutti gli elementi per un discernimento ma non mi proibì di venire qui. Al contrario mi disse: “Mostrami i frutti di Medjugorje!”. Questa fu la seconda parola del mio Vescovo che fu una fonte di speranza. Mostrare i frutti per la nostra Diocesi: conversioni, vocazioni, unità, ecc…

 

Un pellegrinaggio a Medjugorje è sufficiente perché i frutti siano duraturi?

 

E’ la domanda di accompagnamento dopo il pellegrinaggio che permetterà a tutte le grazie ricevute di crescere bene: per la Chiesa, nella Chiesa, a servizio delle parrocchie, dei gruppi di preghiera, dei giovani, ecc… Avendo tutto questo nel mio cuore, durante un viaggio a Londra coi seminaristi, incontrai   Robert Toone che nel 1990 con fra Slavko lanciò il primo raduno dei giovani che è diventato il “Festival dei Giovani” a Medjugorje. In Inghilterra diventò il movimento «Youth 2000». E’ un frutto diretto di Medjugorje, oggi completamente integrato nelle Chiese locali, al servizio delle Chiese locali. Mi dissi che era una cosa da promuovere e da incoraggiare in Francia. Ho cercato il modo di aiutare il movimento a svilupparsi in Francia. A Parigi ci sono gruppi di preghiera ispirati a Medjugorje fondati da miei carissimi amici: il gruppo “Abbà”, “Pellegrini di speranza”, ecc…  Seguo tutto questo molto da vicino…

 

Ha potuto continuare a venire a Medjugorje dopo l’Ordinazione Sacerdotale?

 

Dopo l’Ordinazione venne il tempo di scoprire la realtà della Chiesa Diocesana, della Parrocchia, del lavoro pastorale con i giovani e con gli studenti nel quale fui immediatamente inserito. Sono Vicario in una parrocchia, cappellano dell’università, responsabile del servizio delle vocazioni, è già molto per un giovane Sacerdote… un giovane Sacerdote deve aderire alla realtà concreta in cui è mandato: essere a servizio della gente e non a servizio dei progetti. Accogliere le persone così come sono per evangelizzare meglio, per accompagnarle meglio. A volte è veramente arido: in una parrocchia non tutti sono necessariamente aperti a tutto ciò che viene proposto. La mia priorità è il lavoro pastorale tra gli studenti con l’obbiettivo di guidarli a Maria cosicché seguano Gesù alla sua scuola. L’anno scorso sono venuto per la prima volta da Sacerdote senza un progetto pastorale molto preciso. Quest’anno esso è molto più chiaro: ho avuto occasione di portare persone che sono il nocciolo della cappellania degli studenti.

 

Quali sono concretamente i frutti che vede nei giovani?

 

Qui i giovani fanno l'esperienza dell'Amore di Dio, l'esperienza di Gesù Cristo vivo oggi, l'esperienza della salvezza personale. Alcuni di loro hanno avuti ferite profonde che hanno segnato la loro vita. L'esperienza della grazia qui, la presenza di Maria piena di grazia, l'esperienza della preghiera fa che i muri cadano. “Capitolano". Si conformano a lasciarsi guidare da Dio ed a seguire Gesù. Qui a Medjugorje fanno anche esperienza della Chiesa, ed è una cosa che tocca noi sacerdoti. Scoprono che i sacramenti della Chiesa sono non opzioni ma realmente momenti in cui Gesù è donato dalla Chiesa. Trovano la pratica regolare dei sacramenti ed una piena comunione con la Chiesa. Molti giovani dopo un pellegrinaggio a Medjugorje hanno un desiderio grande di essere istruiti, dal punto di vista del catechismo della Chiesa. Desiderano capire, desiderano approfondire la loro fede, la fede della Chiesa, l'insegnamento della Chiesa. Conosco qualcuno che ha unito scuole di evangelizazione.

 

Come Maria sta conducendo verso la Chiesa?

 

Sono profondamente convinto che Medjugorje è un dono per la Chiesa. L’ho vissuto personalmente. Per me, il frutto di Medjugorje è stato mettersi al servizio della Chiesa. Oggi, sono un sacerdote per la Chiesa. Quando ho cercato di discernere la mia vocazione, ho prestato ascolto a ciò che il mio padre spirituale ed il mio vescovo mi dicevano. Vedo come Maria precisamente mi ha insegnato questa obbedienza alla Chiesa. La vedo nei giovani che ho accompagnato.

 

È lo stesso fra tutti i pellegrini?

 

Ciò che ho visto e ciò che posso attestare, ed è che qui c’è gente che vive cose meravigliose, che riceve grazie, ma chi non porta sempre frutti nella Chiesa a causa della mancanza di direzione spirituale o del limite della direzione spirituale. Ho visto a Medjugorje, o dopo i pellegrinaggi, gente che ha fatto uso di questo luogo per lasciare che i giovani abbiano solo un’esperienza carismatica, o per incitarli ad entrare in una certa visione apocalittica, mentre sottolineando soltanto un particolare messaggio. Ho visto in quale punto ci possono essere diversificazioni dei frutti di Medjugorje, e solo per gente che ha un ruolo di guida e che non necessariamente un corretto senso della Chiesa. Il desiderio che ho come sacerdote, è vedere gruppi ben accompagnati durante e dopo il pellegrinaggio. Da persone che sono profondamente nella Chiesa, in comunione con la Chiesa, che aiuta la gente a prendere questo cammino. Nei luoghi spirituali importanti come questo, uno può mantenere questa dimensione spirituale attraverso l’incarnazione nella Chiesa. Appartenere alla chiesa è molto impegnativo ed a volte costa molto. Medjugorje è per la Chiesa.

 

Che cosa potrebbero fare i vescovi per sostenere i frutti di Medjugorje?

 

Semplicemente incoraggiare l'iniziativa dei credenti e dare loro i mezzi in modo che, dopo il pellegrinaggio, possano continuare ad incontrare ed a perseverare in questa grazie particolare.

 

Ha conosciuto Padre Slavko?

 

Sì, come seminarista. Ho fatto con lui un ritiro di digiuno. Padre Slavko è per me una meravigliosa figura di sacerdote, un prete modello.

 

Quale è ruolo di Maria nella vita di un sacerdote e della parrocchia?

 

Vitale! Ciò che ci propongono in seminario a livello spirituale non era sufficiente per me. Ciò che ci propongono come sacerdoti non era sufficiente per me. Desidero avere questo attaccamento personale a Maria e consacrare a Maria ciascuna delle mie giornate ed ogni persona che devo ricevere. Maria ci aiuterà a trovare "formule" per la nuova evangelizazione: nuovi metodi, una nuova lingua, un nuovo zelo. Il mio vescovo mi dà i mezzi per sviluppare ciò. Maria ha scelto una parrocchia qui, a Medjugorje. La realtà di una parrocchia, è la Comunità dei fedeli. Incoraggio i parrocchiani a diventare coscienti della chiamata che hanno ricevuto.

 

È Medjugorje anche un possibile modello di rinnovamento della parrocchia?

 

Sono convinto. Se un giorno diventerò parroco, cercherò di prendere per la mia parrocchia gli elementi che ho visto qui: rosario quotidiano, Eucaristia, Via Crucis. Qualcosa viene dato a Medjugorje per il rinnovamento delle parrocchie nella Chiesa Universale. La consacrazione a Maria porta i suoi frutti. 

Sono un giovane prete che deve imparare ancora molto. Sento una gioia ed una speranza enormi per la Chiesa ed il mondo e questa gioia e questa speranza arrivano da Maria.

 

Intervista di Lidija Paris