Celebrazione della Messa della Cena del Signore a Medjugorje

data: 14.04.2017.

Il 13 aprile 2017, Giovedì Santo, presso la chiesa parrocchiale di San Giacomo è stata solennemente celebrata la Messa della Cena del Signore. L’Eucaristia è stata presieduta da fra Perica Ostojić e concelebrata dal parroco di Medjugorje, fra Marinko Šakota, e da altri ventotto sacerdoti. Prima della Celebrazione, il Diacono fra Zvonimir Pavičić ha guidato la preghiera del Santo Rosario.

Nella sua monizione introduttiva, fra Perica ha ricordato che il Giovedì Santo è il giorno dell’istituzione dell’Eucarestia e dell’Ordine Sacro: “In ogni Santa Messa ci cibiamo del pane e del vino, divenuti per noi il suo Corpo ed il suo Sangue. Il Nuovo Testamento ci insegna che, quando siamo vicini a Cristo, tutto il resto perde forza. Proprio per questo il suo Corpo e il suo Sangue sono nutrimento della nostra vita spirituale, forza e protezione nella lotta contro tutto ciò che ci distoglie dalla strada giusta. Perciò noi, uomini piccoli e peccatori, stando stasera dinanzi alla forza e alla purezza della presenza di Cristo, vogliamo lasciare che la grandezza del suo amore — un amore che diviene salvezza, che ci trasforma, ci rialza e ci rende capaci di servire gli altri — tocchi e rapisca anche il nostro cuore”.  

Nella sua omelia, fra Perica ha detto tra l’altro: “Cari fratelli e sorelle, stasera celebriamo la Santa Messa della Cena del Signore. Celebriamo la Santa Messa, l’Eucaristia come memoriale della cena che Gesù consumò con i suoi discepoli. Il Vangelo che la Liturgia stasera ci pone dinanzi inizia con le parole: “Sapendo che era giunta la sua ora”. Ed è proprio il Vangelo stesso a riportarci e mostrarci i gesti fatti da Gesù per indicare l’essenza della sua missione e per preconizzare la sua morte. Perciò la Liturgia di questa sera è un preludio, un’introduzione al Triduo Pasquale. È l’atto che ci introduce nell’ora di Gesù, nel mistero della sua opera redentrice, nel mistero della sua Passione, Morte e Risurrezione. Ed è proprio questo il motivo per cui ci raduniamo, non solo stasera ma per ogni Santa Messa: essa infatti non è soltanto un ricordo di un evento passato, ma l’attualizzazione, oggi nel nostro tempo, dell’opera salvifica di Gesù. Celebrare la Santa Messa vuol dire immergersi nel mistero della Morte e Risurrezione di Gesù per far così in modo che, anche nella nostra vita, a partire da ciò che è transitorio e doloroso risplenda ciò che è santo ed eterno. Questo però mai in virtù delle nostre forze, ma per la forza della vittoria di Colui che ha dato la sua vita per noi”.

Il celebrante ha poi sottolineato in particolare il gesto simbolico della lavanda dei piedi compiuta da Gesù: “Al centro del brano evangelico vediamo Gesù che si dona, Gesù che serve. Egli riconosce il momento. Sa ciò che lo attende, sa che verrà tradito da uno dei suoi più intimi, e tuttavia si inginocchia e lava i piedi dei suoi discepoli. Il Maestro ha lavato i piedi  dei suoi discepoli, e questo — come scrive l’evangelista Giovanni — perché li ha amati fino alla fine. Perciò l’Eucaristia non è mai un atto isolato, una sorta di “tempo parallelo”, ma un momento di eternità che intesse la nostra quotidianità, che tocca e cambia la nostra vita. Mangiare il Corpo ed il Sangue di Gesù ci rende capaci di fare ciò che ha fatto lui, ossia di amare e servire gli altri. L’Eucaristia, allora, non è soltanto termine e meta finale della nostra vita spirituale, ma anche inizio e sorgente che trasforma, che si sviluppa ed invade anche l’attività del fedele. Essa si celebra sull’altare, ma si vive nel servizio. Perciò proprio la Santa Messa di questa sera può essere per ciascuno di noi un momento in cui porre in questione la nostra fede e domandarci: In quale stato incontro Cristo? L’incontro con lui è forse soltanto uno dei tanti di passaggio, che si risolve in un gesto della mano e in un breve saluto? O è un incontro che si imprime profondamente nel mio cuore, nella mia vita, un incontro che si palesa nel mio modo di agire e nel mio servire gli altri?”.  (foto)