«SIATE OBBEDIENTI A MONS. HOSER»

data: 14.12.2018.

«Siate obbedienti a Mons. Hoser», sono le parole che Papa Francesco mi ha rivolto dopo che gli ho detto che ero il parroco di Medjugorje e che gli portavo i saluti da parte di Mons. Hoser.

 

E’ stato un incontro indimenticabile ed è avvenuto alle 12:15 circa di giovedì 29 novembre di quest’anno nella Sala Regia del Palazzo Apostolico in Vaticano, al termine del Convegno Internazionale dei Rettori ed Operatori dei Santuari del mondo. Il Convegno si è svolto dal 27 al 29 novembre, ed è stato organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, sotto la guida di Mons. Rino Fisichella. Il tema era: “Il Santuario: porta aperta per la nuova evangelizzazione”.

 

A conclusione del Convegno era previsto un incontro di tutto il nostro gruppo, che contava circa seicento persone, con Papa Francesco. Il giorno precedente, Mons. Fisichella ci aveva comunicato che era difficile attendersi che il Papa potesse dare la mano a tutti noi, per cui erano stati scelti dei rappresentanti che l’avrebbero fatto a nome di noi tutti. Naturalmente in tutti noi c’era un gran desiderio di toccare almeno la mano del Papa, tuttavia, a causa del gran numero di partecipanti, eravamo consci che era già una gran cosa vedere il Papa da vicino.

 

Ci era stato detto di non arrivare in Piazza San Pietro tutti insieme nello stesso momento, a causa della calca, ma di andarci piuttosto a gruppi, tra le ore 8:00 e le ore 9:30. Invece, tutti noi – circa seicento – siamo arrivati nello stesso momento, ossi alle 8:00! Tutti comprensibilmente volevano prendere il posto più vicino a Papa Francesco. Abbiamo attraversato i controlli di sicurezza e ci siamo poi trovati dinanzi alle lunghe ed imponenti scalinate che portavano in alto, all’interno dei luoghi vaticani. Attendevamo con impazienza il momento in cui avremmo varcato la soglia della Sala Regia, nella quale avremmo visto il Papa. Ci lasciavano entrare a gruppi di alcune decine di persone per volta. Entrati in Sala Regia, gli occhi non si saziavano di guardare gli affreschi dipinti da Michelangelo: l’intera sala è letteralmente affrescata dalla mano di quel grande artista.

 

Anzitutto ci ha salutato Mons. Fisichella ed in seguito i rappresentanti dei grandi santuari del mondo, nella decina di minuti che ognuno di loro aveva a disposizione, hanno presentato gli elementi più importanti dei loro Santuari, con particolar riferimento alle attività con i giovani. Abbiamo così ascoltato sia esperienze di Santuari conosciuti nel mondo, come Lourdes, Fatima, Guadalupe e la Terra Santa, sia quelle di Santuari più piccoli, come quelli della Corea del Sud e di altre parti del mondo.

 

Esattamente come da programma, alle 11:30 Papa Francesco è comparso sulla soglia. Tutti siamo balzati in piedi quando, in quel meraviglioso salone, è entrato il Pastore vestito di bianco. E’ seguito un grande applauso, accompagnato dall’entusiasmo visibile sul volto di tutti i presenti. Si alzavano in aria delle mani con cellulari e macchine fotografiche. Tutti volevano immortalare quel momento speciale.

 

Quando, dopo alcuni minuti, siamo tornati ai nostri posti, a nome di tutti i partecipanti al Convegno Mons. Fisichella ha salutato Papa Francesco. Lo ha ringraziato non solo per il suo arrivo, ma anche per l’iniziativa di cui il Convegno era frutto e gliene ha presentato i lavori. Poi Papa Francesco si è rivolto a tutti noi. Ha evidenziato il ruolo dei Santuari per la nuova evangelizzazione e ci ha spronati a dedicarci a questa attività con ancor più fervore. Ci ha messo in cuore l’importanza di avere un cuore aperto e dell’accoglienza cordiale dei pellegrini e di tutti coloro che si recano in un Santuario.

 

Quando il Papa ha terminato il suo discorso ai presenti, gli si sono avvicinati i rappresentanti dei Santuari. Dopo l’incontro con loro, il Papa avrebbe dovuto proseguire il suo programma ed uscire dal salone. Ma in quel momento è avvenuto qualcosa di inatteso: Papa Francesco ha espresso il desiderio di salutare tutti noi personalmente, tutti e seicento! La nostra gioia era sconfinata! Come l’applauso che è risuonato nel meraviglioso salone, così anche gli occhi che brillavano ed i sorrisi che non sparivano dai volti testimoniavano la gran sorpresa che tutti provavamo dentro di noi.

 

Si svuotava una fila dopo l’altra: le persone andavano lentamente l’una dopo l’altra, salutavano il Papa e poi lasciavano gioiose il salone. Più si avvicinava il mio ingresso nella fila, più pensavo a cosa donare al Papa. Ero partito da Medjugorje con l’intenzione che, se ci fosse stata la possibilità di un incontro, avrei consegnato al Papa un Rosario, un libro di preghiere ed un bollettino in italiano sugli aspetti più importanti legati a Medjugorje. Avevo tutto in borsa, ma per motivi pratici ho deciso di donargli il Rosario – un Rosario fatto a partire dai nostri cespugli di Erzegovina. L’ho preso in mano e mi sono mosso verso il Papa.

Vedendo che quelli prima di me non si intrattenevano col Papa ma gli porgevano soltanto la mano, ho capito che dovevo dire con meno parole possibili chi ero e da dove venivo. Quando mi sono avvicinato al Papa gli ho porto la mano in cui avevo il Rosario e, guardando il suo volto sorridente e mite, in un soffio ho detto le seguenti parole in italiano: «Parroco di Medjugorje. Mons. Hoser la saluta!».

 

Quando ha udito le mie parole, il Papa ha trattenuto le sue mani nelle mie, si è fermato per qualche attimo e poi mi ha detto: «Siate obbedienti a Mons. Hoser». Mentre mi diceva quelle parole, guardavo il volto del Papa sorridendo. In quei momenti, non sapevo se avevo i piedi per terra o se stavo volando. Forse il Papa l’ha percepito, che ero molto felice per l’incontro con lui, per cui ha ripetuto le parole che già mi aveva detto:  «Siate obbedienti a Mons. Hoser». Poi ha aggiunto: «Sì?». Quell’intercalare in forma di domanda è stato come il segno con cui egli voleva controllare e sapere se avevo compreso e preso sufficientemente sul serio ciò che aveva inteso dirmi. Ho risposto: «Sì, sì!». Tenendo il Rosario in mano, infine mi ha chiesto: «Questo Rosario è per me?». Ho detto: «Sì, per Lei!». Ha risposto: «Grazie». E io, di rimando: «Grazie a Lei!». Poi da un lato qualcuno mi ha fatto segno di allontanarmi e di lasciare ad altri il posto per avvicinarsi al Papa.

 

Sono uscito dal salone ed ho cominciato a scendere le ampie scalinate del Vaticano saltando di gioia, e quasi senza credere a quello che mi era successo. Camminando per Piazza San Pietro guardavo, ma non vedevo nulla, perché ripassavo nei miei pensieri quegli attimi che si erano verificati solo alcuni minuti prima. Cercavo di ricostruire ogni istante dell’incontro col Papa, ogni suo gesto ed ogni parola. Mi chiedevo cosa il Papa mi aveva detto e ciò che aveva voluto comunicarmi con quelle parole.

 

Ho avuto l’impressione che paternamente, con parole calde ed al contempo molto serie, volesse rivolgere a me, a tutti i frati in servizio nella parrocchia di Medjugorje, come pure a tutti i parrocchiani e pellegrini un messaggio che veniva dal suo cuore. Mi è parso del tutto chiaro che quelle parole non me le ha dette per cortesia, solamente per dire qualcosa, ma ho percepito che gli stava molto a cuore rivolgere a noi tutti un importante messaggio. L’ho capito riportando indietro il film dei ricordi e ricordando la particolare attenzione con cui il Papa ha pronunciato le parole citate. Chiedendomi perché avesse ripetuto le stesse parole, sono giunto alla conclusione che forse aveva percepito che ciò che mi aveva detto, la prima volta non l’avevo ascoltato sufficientemente bene o che non l’avevo preso abbastanza sul serio. Evidentemente lui ci teneva molto che io ricordassi bene le parole ed il messaggio e li portassi a Medjugorje.

 

Nelle parole del Papa citate sopra ho anche letto la grande fiducia che egli ha nell’Arcivescovo Henryk Hoser. E’ come se avesse voluto dirci: Ascoltando Mons. Hoser, ascoltate me, ascoltate la Chiesa. Al contrario: Se non siete obbedienti a Mons. Hoser, non siete obbedienti a me, non siete obbedienti alla Chiesa. Dalle parole che mi ha detto ho percepito che Medjugorje è nel cuore di Papa Francesco, che gli importa molto di Medjugorje e che egli desidera che tutti rispondiamo seriamente al compito che ci è affidato. Nelle parole del Papa ho sentito un incoraggiamento, ma anche la grande responsabilità che tutti noi abbiamo nei confronti di Medjugorje. (foto)

 

Fra Marinko Šakota, parroco di Medjugorje